giovedì 5 giugno 2008

Time's up

Ultimo post prima degli esami... Credo...
La tensione aumenta sempre di più con l'avvicinarsi all'ora X (18/06/2008 8.30.00), ma non è l'unica cosa a cui penso.
C'è dell'altro... Fatti, parole, persone...
In questi cinque anni, per 5-6 ore al giorno, ho convissuto con più di venti persone, in una classe. Ho parlato, fatto amicizie, mi sono divertito. Ma quante di queste persone mi hanno conosciuto davvero? Ho paura della risposta, ma quel numero, quella cifra insignificante, non fa altro che rimbalzarmi da una parte all'altra del cranio, facendomi male ogni volta che trapassa il cervello. Fa male, non posso negarlo.
E non capisco perché la gente non reagisca. Forse a loro sta bene così, forse è bello approfittarsi di una persona per cinque anni, sfruttarla per il proprio bene, per un proprio beneficio. Io non ho mai chinato la testa né volto le spalle a nessuno: chi aveva bisogno di aiuto e me l'ha chiesto, ha ricevuto quello che si meritava, a volte anche di più. Spesso mi sono fatto in quattro per sopperire alle esigenze di queste venti e passa persone.
Ma cosa mi è tornato? Con questo non intendo dire che quello che ho fatto esigeva una ricompensa: uno potrebbe dire che basterebbe un grazie. Ma dopo cinque anni il grazie dovrebbe essere sottointeso e dovrebbe esserci dell'altro di più prezioso. Ma in fondo chissene frega, tanto c'è il secchione della classe disponibile, che appena gli chiedi una cosa gentilmente lui ti risponde tranquillamente, a volte anche con piacere. Chi se ne importa se poi rimane solo i pomeriggi, i week-end, le vacanze di Natale, di Pasqua... L'importante è che mi dia una mano, giusto? È questo un amico.
Poi non importa se esiste o meno: in fondo è un secchione, non ha sentimenti. Ed essendo tale, è destino che rimanga da solo.
Credo sia questo il pensiero di molti. E questo pensiero fa male. E anche quella cifra che continua a rimbalzare. Ma nessuno ha cercato di dimostrare che la mia impressione era falsa. Nessuno ha avuto il coraggio, o nemmeno la voglia, di mostrare che ero in errore. Sono stufo di avere ragione!
E poi mi vedo anche la gente dire "ma dai, sorridi, tirati su". E come, con quei proiettili vaganti nel cranio? Forse la gente si crede apposto con se stessa dicendo quel tipo di frasi. "Cosa è successo?!" dicono, ma quando gli rispondi, anche in modo che tu stesso valuti poco convincente, "niente", loro ti voltano le spalle, con la coscienza pulita e senza chiedersi più nulla. Dopo quel "niente" nessuno mi prende in disparte e mi chiede "Adesso mi dici cosa diavolo sta succedendo", no. Basta solo dimostrare un po' di compassione, fare domande stupide e, per un motivo che ancora non mi è chiaro, voltare le spalle e proseguire per la propria strada.
C'è poi la gente che dice "Dovresti aprirti di più", "vorrei prorpio conoscerti meglio". Ma non ho trovato dall'altra parte nessuno sforzo a "farmi aprire" o un tentativo davvero sincero di "conoscermi meglio".
Quindi: sono io troppo esigente? Sono io quello che sta soffrendo senza un vero motivo? Senza una causa ben precisa? Sono io che sono stato solo per tutti questi anni, a chiedermi perché nessuno mi ha mai cercato per un motivo che non fosse scolastico? Sono io in errore?
Vi prego, una volta tanto, evitate di dire le solite frasette senza senso o a volgere le spalle come se nulla vi importasse.
Io il dialogo l'ho cercato più volte, ma a quanto pare non è servito a nulla. Non mi illudo che questa volta possa funzionare, anzi: tutto questo so già che non avrà alcuna utilità. Domani, una settimana, un mese, un anno: tutto sarà uguale a prima, con la differenza che non ci si vedrà più a scuola e io sarò qui, ancora ad aspettare, a tentare in qualsiasi modo di avere le mie risposte. Solo.
Ormai il tempo è finito. Il gioco è terminato. "Game over". Se dovete chiarire qualcosa, io sono qui, sempre disponibile e pronto anche ad imparare dai miei errori, nel caso in cui ne abbia commessi. Ma non potrò sapere se ne avrò commessi fino a quando qualcuno non me li farà notare. E io spero ci siano questi maledettissimi errori, perché sono stufo di avere sempre e solo ragione.
E non pensatela nemmeno come "ormai il danno è fatto, chi se ne importa", o "non ci siamo parlati per cinque anni, adesso cerca il dialogo". Fino a quando voi avete avuto bisogno, io ci sono stato. È il momento di capovolgere le parti. Volgermi le spalle adesso sarebbe il più grande atto di ipocrisia, codardia e infamia che potreste rivolgermi.
Una risposta non è mai sottointesa. Altrimenti non ne starei cercando in questo momento. Se avete qualcosa da dire, se davvero avete le risposte che cerco: questo è il momento per darmele. La scelta, l'ultima scelta, sta a voi.