martedì 28 ottobre 2008

Una Goccia di Miele

Una Goccia di Miele
(Leon Chancerel)

C’era una volta
un bravo droghiere.
Si, è proprio così.
È proprio così che la cosa iniziò…
una bella sera d’estate.
Avvenne così perché una sera,
un forte, bello e bravo pastore, col suo cane,
venne ad entrare nella bottega del droghiere.

“Buon giorno, droghiere, avete da vendermi del miele?”
“Miele eccellente, caro pastore. Ve lo do volentieri.
Misura abbondante e prezzo buono”.

Così fraternamente conversavano in quella
chiara sera d’estate, il cliente e il venditore,
il pastore e il droghiere.

Or, mentre il bravo droghiere
onestamente pesava il buon miele,
il fulvo ambrato miele che le api, nostre bionde sorelle,
avevan succhiato dai fiori

Toc! Una goccia!
Una goccia di miele rosato
sul pavimento della bottega.

Sì, fu proprio così che iniziò.

Una mosca!

Una mosca
si venne a posare sulla goccia.
La goccia piccola piccola caduta sul pavimento.

Naturale! Logico per una mosca!
Il gatto sotto l’armadio,
il grosso gatto del bravo droghiere
già da un pezzo adocchiava la mosca.

Naturale! Logico per un gatto!

Il gatto…
balzò sulla mosca…
..e la mangiò.

Il cane…
Il grosso tozzo cane del pastore,
sbigottito dal balzo del gatto,
credendo che ce l’avesse con lui,
Naturale! Logico per un cane!

balzò sul gatto…
e lo azzannò.

Il droghiere afferra un nodoso bastone
e colpisce il cane,
il povero cane innocente.

E il forte bello e bravo pastore
stese morto sul pavimento l’onesto droghiere.

Sì, fu proprio così
nella bottega del droghiere.
Fu proprio così che la cosa iniziò
in una chiara sera d’estate.

All’omicida!
All’assassino!
Arrestatelo!
AMMAZZA, AMMAZZA, AMMAZZA, AMMAZZA!

Tutta la città è in allarme
Dovunque tumulti e subbugli;
suono di campane a martello,
fischi laceranti di sirene.
Accorrono pompieri e polizia.
Davanti alla bottega aumenta la calca
s’assiepa e s’aggroviglia la folla.

Un delitto premeditato!
Un’aggressione organizzata!
Razza maledetta!
Razza vile!
Morte ai droghieri!
Dagli ai pastori!
Difendiamo l’onore!
Vendetta!
Mobilitazione generale:
bruciate i villaggi!
Minate i ponti!
Avvelenate le fonti!
MASSACRATE I GIOVANI!

Campi devastati…
Alberi abbattuti…
Famiglie disperse…
Ostaggi fucilati

Bene continuiamo così.
I corvi guazzeranno nell’abbondanza.

Dolce miele fluido e zuccherino
Dolci api
Chi l’avrebbe detto?

La radio diffonde comunicati in tutto il mondo:
Salviamo la civiltà! Salviamo la civiltà!

Chi si schiera per il diritto?
Per il trionfo della giustizia
tuonate cannoni, sputate la morte

E sul mondo intero il rosso manto della guerra, il disgustoso lezzo della guerra.
Dov’eran le case dei vivi, sorgon le case dei morti
Tumida di tombe la guerra si gonfia.

Ma perché?
Come mai?
Perché siamo giunti a questo punto?
Come si è cominciato?

Mai si era vista una simile ecatombe
Tanti ordigni di morte messi in opera tutti insieme
Una pazzia tremenda, sanguinaria
Un’incosciente crudeltà mondiale
E tutto questo per anni
Centinaia e centinaia di anni.

Non v’era più che un mestiere
Non v’era più che un’industria
Non v’era più che una vocazione per gli uomini
La guerra!

E venne la fame
E con essa la peste.
Non si fa più in tempo a sotterrare i morti.
Ci sono montagne di morti e fiumi di sangue.
Un denso fumo offusca il cielo.

Non si sa più cosa sia un albero verde
Un fiume blu:
tutto è rosso e nero
denso e vischioso
Tutto è ridotto a cenere
Sangue e fango.

Finché non rimasero
faccia a faccia che due soldati.
Si erano infilzati l’un l’altro…
e si guardarono negli occhi.

“Come mai?”
“Com’è cominciata?”
“Io, non so…”
“Io, neppure”

“Moriamo dunque senza sapere perché?”
“Senza sapere perché moriamo”

Goccia di miele.
In una bella sera d’estate.

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